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martedì 7 giugno 2011

Padre e figlia


Dopocena dico a mia figlia Alessandra che le devo parlare.
-Cosa c' è papà ?- dice lei curiosa
- Siediti sul divano e ascoltami bene-
Ora la peoccupazione ha preso il posto della curiosità e si prepara come meglio può a sorbirsi la predica.
-Oggi mi ha telefonato la tua professoressa e mi ha detto che hai marinato la scuola diverse volte-
Alessandra sbianca in volto . All' inizio nega, poi si arrampica sugli specchi cercando di farlo sembrare meno grave di quello che è.
- Stai zitta- le rispondo calmo ma con tono deciso - quello che hai fatto è imperdonabile. Andare a scuola è il tuo lavoro e il lavoro non è una cosa che si può trascurare. E poi non è bello che tu sia in giro a fare chissà cosa mentre io credo che sei in classe-
Alessandra abbassa lo sguardo e mormora delle scuse.
-Ok scuse accettate ma non penserai di passarla franca. Hai bisogno di una lezione difficile da scordare. Fila in camera tua e vai a letto , ma prima di addormentarti ti avrò sculacciata.
Lei mi guarda incredula.
- Ma papà, non sono più una bambina. Ormai sono troppo grande per le sculacciate-.
-Io non credo. Ti sei comportata esattamente come una bambina catttiva e non come un' adulta, di conseguenza ti tratterò come una bambina. Adesso muoviti e obbedisci-.
Alessandra , vista la situazione, si alza e obbedisce. Si infila il pigiama e si mette a letto esattamente come le ha ordinato papà.
Aspetta con ansia e timore la punizione. A un certo punto , vedendo che papà non arriva, pensa che forse stavo soltanto scherzando e volevo spaventarla.
Si è quasi convinta di questa ipotesi quando invece la porta di camera sua si apre .
-Alzati in piedi-
Mi rimbocco le maniche , mi siedo sul letto e le ordino di sdraiarsi sulle mie ginocchia.
Alessandra obbedisce meccanicamente a ogni ordine.
Aspetto che lei si sia sistemata sulle mie ginocchia e poi le chiedo se è pronta per la punizione.
-S-si - risponde lei debolmente.
Inizio a colpirla sui pantaloncini del pigiama. Non troppo forte , per prepararla.
Dopo un paio di colpi le abbasso i pantaloni e la sculaccio sulle mutandine.
Vedo la sua pelle già arrossarsi . Le abbasso anche gli slip. Lei cerca di fermarmi tenendosi le mutandine con una mano e mormorando qualcosa che non capisco. Io le blocco il braccio dietro la schiena e la sculaccio forte. Poi calo le sue mutandine e questa volta lei non fa nessuna resistenza.
La sculaccio parecchio forte e a lungo. Noto che lei fa parecchio fatica a sopportare i colpi ma con dignità rimane composta e non si lamenta.
Prima di ogni sculacciata irrigidisce i muscoli per prepararsi al dolore. Ma i mie colpi sono parecchio veloci.
Alla fine cede e mi chiede di smettere.
- Non posso sono ancora molto arrabbiato con te- le rispondo.
Dopo un' altra decina , o forse più, di sculaccioni lei torna a supplicarmi.
-Scusa papà non lo farò più, promesso-
Le do ancora qualche sculacciata e poi la faccio alzare. Alessandra ne approfitta per tirarsi su le mutandine ma la stringo per un braccio non permettendole di concludere il gesto.
-Non ti ho detto che potevi coprirti. Devi imparare a essere più disciplinata-
Lascio per un attimo il suo braccio e mi sfilo la cintura dai pantaloni. Con una mano tengo la cinghia e con l' altra afferro il suo braccio. Le ordino di aprire il palmo della mano e le infliggo una cinghiata.
-Ora voltati-
Lei ubbidisce sottomessa e io esamino le sue natiche. Il suo sedere è rosso come una cigliecina e caldo al tatto.
-Non ti muovere- e sottolineo la frase con un sculaccione.
Getto a terra la cintura e mi dirigo verso l' armadio. Lo apro e prendo delle coperte. Le sistemo sul letto piegate e infine ci adagio anche il cuscino.
Alessandra, mentre faccio questo , rimane immobile come le avevo intimato ma non posso giurare che non abbia sbirciato con la coda dell' occhio.
-Raccogli la cintura e porgimela-
Una volta entrato in possesso della cinghia le ordino di sdraiarsi sul letto. Alessandra si sdraia sopra le coperte e il cuscino ottenendo che le sue natiche sono sollevate rispetto al resto del corpo.
Aspetto che si sia sistemata e quando è perfettamente in posizione le infliggo la prima cinghiata.
Lei fa del suo meglio per trattenere i lamenti e non si scompone. Dopo una dozzina di cinghiate però ho raggiunto il suo limite.
Alessandra si volta e si ritrova sdraiata sulla schiena. Nell ' espressione del viso c' è il dolore e la sopportazione della punizione.
Mi siedo accanto a lei sul bordo del letto e le parlo dolcemente.
-Sei stata una bambina molto cattiva e questo era necessario. Mi prometti che non lo farai più?-
- Si papà te lo giuro, non nargerò più la scuola-
- Mmm , devo fidarmi ?- le chiedo sorridendo - Facciamo così , tu ora torni in posizione , ti do ancora qualche cinghiata per suggellare le tue promesse e ti metti a dormire come una brava bambina. Ok ?-
- Va bene- risponde lei, non molto entusiasta di ricevere altre cinghiate, e si mette in posizione.
La vedo stringere i denti e le lenzuola e prepararsi a incassare il colpo.
Le sferzo le natiche con tre cinghiate potenti una in fila all' altra.
-Ahi- esclama ma non osa perdere la posizione.
Sono fiero di lei. Le do una leggera pacca sul culo con la mano e le ordino di coprirsi.
Alessandra si alza in piedi , si tira su le mutandine , guarda le natiche segnate e infine fa altrettanto con i pantaloncini del pigiama.
Io intanto prendo le coperte e le ripongo nell' armadio. Quando mi volto lei sta sistemando il suo cuscino e scosta le lenzuola per entrare nel letto. La raggiungo , la faccio voltare e l' abbraccio teneramente.
Lei appoggia la testa sul mio petto.
-Scusa papà sono stata davvero tanto cattiva. Ti ringrazio per la punizione, l' ho meritata-.
Sono comosso e non so cosa dire. La bacio in fronte , le rimbocco le coperte e le auguro la buona notte.

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